Nel periodo di riferimento la definizione del concetto sophia non esisteva. Nelle traduzioni moderne è stato significato con il ‘concetto di sapere’ e quello di ‘saggezza’.
Colui che è sophos è colui che sa molte cose, che ha visto molte cose, che ha viaggiato molto, che ha una cultura enciclopedica, oppure è colui che sa comportarsi bene nella vita e si trova in una condizione di soddisfazione?
Il vero sapere è in realtà un saper fare, e il vero saper fare è il saper fare bene.
Da Omero in poi sophia e sophos vengono impiegati nei contesti più diversi, accomunati da attività, pratiche sottomesse a misure e regole, con apprendistato, che non possono prescindere dall’intervento di un dio.
Esiodo VII sec aC seppure non usando il termine di sophia afferma che sono le Muse a ispirare il re sensato. (22) Le parole del poeta mutano i cuori. Emerge l’idea fondamentale nell’antichità, del valore psicagogico del discorso e dell’importanza capitale della padronanza della parola.
Mnemosine, madre delle Muse, è “l’oblio dei mali e tregua alle cure”.
Un primo accenno agli esercizi spirituali che appartengono all’ordine del discorso e a quello della contemplazione, infatti “non è soltanto a causa di una bellezza dei loro canti e delle loro storie che le Muse fanno dimenticare le disgrazie, ma anche perchè introducono il poeta e colui che lo ascolta a una visione cosmica. (22) – Esiodo cita una sentenza epicurea nella Teogonia. –
Platone aveva applicato un esercizio della morte con l’elevazione del pensiero e la contemplazione della totalità del tempo e dell’essere.
La sophia può indicare l’abilità con la quale ci si sa comportare con gli altri, abilità che può spingersi fino alla scaltrezza e alla dissimulazione. (23)
Ai sette saggi (Talete di Mileto, DI Pittaco di Militene, Solone di Atene, Chilone di Sparta, Periandro di Corinto, Biante di Priene, Cleobulo di Lindo) venivano attribuite delle massime “parole brevi e immemorabili” dice Platone, che ognuno avrebbe pronunciato per offrirle ad Apollo quando si erano ritrovati nel tempio di Delfi.
A partire dal VI secolo a.C. non più esperti (sophoi) delle arti o della politica ma anche nel campo della scienza. (come per es per Eraclito e Democrito)
I sofisti, come cita l’epitaffio di Trasimaco, affermano “Il mio mestiere è la sophia” che in primo luogo significa politica, poi cultura scientifica e cultura generale.
Scrivi un commento