SIMBOLO CELTICO
Triquetra
La Triquetra, conosciuta anche come Nodo della trinità, si rifà a un’altra simbologia diffusa in numerose culture, ovvero quella legata all’ Uroboro, il serpente che si morde la coda, l’emblema dell’infinito. Si tratta di un segno che non ha un inizio né una fine, ed è composto da un unico tratto continuo e per questo simboleggia l’eternità.
In esso possiamo trovare nuovamente la preponderante presenza del numero tre, che come abbiamo visto era cara ai celti per numerosi motivi. Richiama il mondo norreno, dove esiste un simbolo simile, chiamato Valknut,che è connesso a sua volta all’ideale di vita eterna.
Nella simbologia celtica la triquetra simboleggiava l’aspetto femminile del Divino (perché tutto ciò che genera la vita è madre e non padre), raffigurato come triplice divinità femminile di fanciulla, madre e anziana, mentre nel nord Europa compare nelle pietre runiche.
L’affermazione di cui sopra, sulla presunta lettura iniziatica o esoterica esclusivamente femminina della triquetra nel mondo celtico, ed in generale di qualunque forma simbolica trimorfica, seppur diffusa in molti ambienti tradizionali non riconosciuti, è tutt’altro che assoluta e certa ed, anzi, fortemente discutibile e mostra una certa infondatezza: intanto poiché se le lune sono tre (crescente, piena e calante, corrispondenti alla Fanciulla, la Madre e la Anziana-Crona o Vedova, e quindi anche alle tre versioni della iconografia mariana, che da queste discendono direttamente, la Vergine, la Madre e la vedova, esattamente nei suoi tre colori tradizionali, bianco, rosso e nero), anche i soli sono tre (alba, zenit e tramonto, dove però cambiano il colori, bianco, giallo ed infine rosso e corrispondenti alle declinazioni dello zolfo alchemico).
Inoltre in nessun mondo tradizionale o culturale, specie antico, è mai stato accettabile o affermata l’idea che la generazione della vita sia solo femminile, in quanto falsa ed infondata, negante una verità di natura che soprattutto nei mondi antichi, come quello celtico, ben si conosceva e nessuno avrebbe mai negato, ciò che genera è madre e padre insieme, ed al culmine della loro forza, luna crescente e sole allo zenit. Queste letture sono purtroppo macchiate da una evidente improvvisazione e scarsità di approfondimento propria del sedicente “neopaganesimo” che, spesso, pare ignorare come il trimorfismo del divino, sia mascolino che femminino, di derivazione astronomica, compaia anche in ambiente mediterraneo e sia molto più antico.
La vita, nel simbolismo, era e sarà sempre generata da mater e pater che, unendosi, generano (una delle letture del ternario richiamata da molte simbologie di deversi ambienti espresse dalla c.d. “Sacra Famiglia”, come Iside, Osiride ed Horus, o Śiva, Pārvatī, Gaṇeśa, Maria, Giuseppe e Gesù), non potrà mai esser appannaggio solo di uno dei due estremi complementari, secondo il principio del Sator, il seminatore unito alla terra seminata, seme fecondo e terra fertile, espresso da mille immagini cui la triquetra può esser associata, come il nodo Savoia o nodo d’amore che esprime il principio di creazione.
La triquetra è una rappresentazione del ternario con tutto ciò che simbolicamente richiama da sempre e che rimanda (compreso in termini ritmici e rituali), nella cosmogonia antica al principio di creazione nella sua essenza e che si sostanzia nella emanazione dall’Uno immobile ed inconoscibile, rappresentato col fuoco elementale, che emana il due (dunque 1 + 2 = 3), il due che è già mondo della manifestazione, creatura e creato, e non creante, secondo il cui processo, dall’Uno che emana, come il calore dalla fiamma, dunque si ottiene direttamente il tre, secondo lo schema, recuperato in ambito cristiano nel principio trinitario, in realtà acquisizione teologica e cosmogonica molto più antica, di ambito mediterraneo, esportata poi e dunque accolta e fatta propria dal mondo celtico e molti altri.
FONTE:
https://it.wikipedia.org/wiki/Triquetra#:~:text=Nella%20simbologia%20celtica%20la%20triquetra,Europa%20compare%20nelle%20pietre%20runiche.