Noi siamo parte delle vibrazioni elettromagnetiche e sonore dell’Universo in cui siamo immersi. Diviene sempre più evidente che le nostre cellule producono vibrazioni meccaniche. Che queste possano cadere in un range acustico o subsonico è forse irrilevante.
Quello che conta è che le cellule e le strutture subcellulari oscillano di continuo. In questo senso ci dobbiamo chiedere quale sia il significato di tali oscillazioni. È ora chiaro che ogni caratteristica fondamentale della vita cellulare è regolata in maniera ritmica. Si pensi alle oscillazioni citoplasmatiche del calcio, al fatto che i livelli di mRNA espressi dai vari geni oscillino di continuo come un orologio circadiano e che i ritmi e le pause dell’espressione genica rappresentano processi e informazioni essenziali per la biologia cellulare. All’interno delle cellule particolari strutture, i microtubuli, formano un network in continua oscillazione e movimento. Su questa rete altamente dinamica si spostano di continuo “motori molecolari” capaci di trasportare molecole segnali. L’oscillazione di questa rete elastica e delle molecole che su di essa compongono un traffico incessante rappresentano un processo informazionale, in cui diversi ritmi oscillatori tendono a sincronizzarsi per generare
i messaggi che regolano le dinamiche cellulari. È come se le cellule avessero una sorta di firma vibrazionale del loro stato di salute o di sofferenza o della loro capacità di differenziarsi se parliamo di cellule staminali. Nel nostro laboratorio la vibrazione meccanica, anche di natura acustica, sta risultando essere una informazione estremamente efficace per dirigere i destini delle cellule staminali. […]
La comunicazione cellulare sonora o per meglio dire basata su vibrazioni meccaniche veicola con grande rapidità informazioni essenziali per la vita e per mantenere lo stato di salute.
La possibilità di utilizzare la vibrazione meccanica, o meglio particolari andamenti vibrazionali, codificati su frequenza, ampiezza forma d’onda e intervalli, per curare patologie è sicuramente molto attraente. Anche in questo caso ci vuole prudenza per non lanciare falsi messaggi. Ci vorranno ancora studi rigorosi e transdisciplinari che vedano il coinvolgimento di ricercatori di ambiti diversi (fisica, biologia, genetica) prima di poter costruire un’applicazione clinica delle conoscenze che si stanno acquisendo.

Tratto dall’intervista a Carlo Ventura – Rivista Scienza e Conoscenza lug/sett 2016

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