É stata la prima donna in Italia a dirigere un osservatorio astronomico, una stimata astrofisica, ma soprattutto una persona libera e indipendente, che ha lottato sempre per i diritti civili e degli animali: Margherita Hack è stata una delle menti più brillanti della comunità scientifica italiana.
Nata a Firenze nel 1922, il padre contabile e la madre miniaturista alla Galleria degli Uffizi, l’ambiente familiare sarà determinante per la formazione della straordinaria personalità di Margherita: entrambi i genitori frequentano ambienti intellettuali critici nei confronti della religione e del fascismo e trasmettono alla figlia valori di libertà e giustizia. É sempre ai suoi genitori che deve la sua scelta vegetariana: Margherita infatti non ha mai mangiato carne, non tanto per l’odore quanto per l’idea della sofferenza dell’animale, essere vivente degno di rispetto e amore.
Il fatto poi che non le sia mai stato imposto un credo religioso, consentendole di creare la sua identità in modo indipendente, la porterà ad essere atea e a considerare la spiritualità come la capacità di amare e comprendere gli altri, uomini e animali che siano.
Al termine del percorso di studio al liceo classico non potrà sostenere l’esame a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale. La sua passione per lo sport la porterà a distinguersi nel salto in alto a livello nazionale e si iscriverà alla facoltà di fisica a Firenze, fatto non comune all’epoca poiché quel percorso di studi era prevalentemente considerato più idoneo agli appartenenti al sesso maschile. Contro tutte le convenzioni però, lei va dritta per la sua strada e si laurea nel 1945, a guerra conclusa.
Mentre prepara la tesi comincia a interessarsi della spettroscopia delle stelle, campo di studi interno all’astronomia che continuerà a studiare, insieme alla radioastronomia, per tutta la vita.
Comincia a insegnare all’università e nel 1954 comincia una lunga carriera di divulgatrice, iniziando a scrivere di scienza per un quotidiano. Per dieci anni gira le università di mezzo mondo finché, nel 1964, ottiene la cattedra di astronomia a Trieste e le chiavi dell’Osservatorio astronomico – prima donna in Italia a dirigere una struttura di questo tipo – che rimarrà sotto la sua direzione per quasi trent’anni: sotto la sua guida comincerà ad attrarre giovani da tutto il mondo e in pochi anni si trasformerà in una moderna struttura di ricerca conquistando rispetto a livello internazionale.
Margherita scrive centinaia di pubblicazioni scientifiche, testi universitari e libri di divulgazione di grande successo. Fonda riviste (L’Astronomia, Le Stelle), si impegna in politica ed è in prima linea per difendere con passione le sue opinioni in molte battaglie civili, come quella a favore dell’eutanasia, che lei appoggia perché, dice, “la vita e la morte appartengono all’uomo e non a Dio”.
E quando a novant’anni si è vista negare la visita per l’idoneità alla guida da un medico abilitato, senza però accettare di riceverla per verificare le sue effettive capacità ma limitandosi a stabilire che alla sua età non si può guidare, ha subito protestato con forza parlando di discriminazione basata sull’età.
Margherita muore il 29 giugno 2013 ma ci lascia in eredità una straordinaria figura di donna che ha vissuto la sua vita seguendo le sue idee e le sue passioni, che ha coltivato e nutrito un formidabile talento e ne ha fatto dono a tutti noi: “Tutti noi abbiamo un’origine comune, siamo tutti figli dell’evoluzione dell’Universo, dell’evoluzione delle stelle, e quindi siamo davvero tutti fratelli: siamo fatti di materia che è stata costruita nell’interno delle stelle, tutti gli elementi, dall’idrogeno all’uranio, sono stati generati dalle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove, cioè queste stelle molto più grosse del Sole, che alla fine della loro vita esplodono e sparpagliano nello spazio il risultato di tutte le reazioni nucleari avvenute al loro interno. Per cui noi siamo veramente figli delle stelle».