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“Per quanto io possa comprendere bene, ciò che capisco può essere soltanto una frazione infinitesimale di tutto ciò che voglio comprendere”

Il suo nome era Augusta Ada Byron, ma è più conosciuta come Ada Lovelace (Londra, 10 dicembre 1815 – Londra, 27 novembre 1852), ed è stata una matematica inglese che ha tracciato il suo percorso in un tempo in cui non era certo facile realizzare i propri sogni come donna di scienza.
Riferimento indiscusso in campo scientifico, Ada Lovelace era detta anche “l’incantatrice di numeri” ed è considerata la capostipite dell’informatica moderna.
Questa mente brillante e fuori dal comune non ha avuto vita facile, fin dall’infanzia infatti si è dovuta confrontare con un una madre violenta mentre il padre, Lord Byron, il poeta conosciuto in tutto il mondo, quando lei aveva appena compiuto un anno se ne va abbandonando la piccola al suo destino.
Per tutta la vita Ada si porterà dentro il senso di colpa, instillato dalla madre, pensando che il padre se ne sia andato via a causa sua. Tuttavia, da questo dolore così grande e sentito nasce il suo spirito di osservazione: le numerose domande che si pone e che non rivolge più alla madre, la spingono a cercare di capire di più dei rapporti tra le persone, a chiedersi come mai alcune famiglie sono unite e felici e altre no. Cerca risposte soprattutto nei libri e, in particolare, in quelli di matematica che abbondano nella sua casa. La matematica, così ordinata e prevedibile, le dona la tranquillità e la stabilità emotiva che non riesce a trovare nella sua vita di tutti i giorni.
A otto anni completa uno studio sulle abitudini della sua gatta, a dieci progetta un sistema che dovrebbe permettere al cane di volare, a undici si mette ad osservare il moto di Giove in cielo, esattamente come ha fatto Galileo.
Superare rapporti familiari difficili e complicati le permette di sviluppare un carattere forte e determinato e, terminati gli studi scientifici, decide di sposarsi con William King Noel, conte di Lovelace.
Tempo dopo incontrerà il matematico Charles Babbage, l’inventore della macchina differenziale considerato oggi il precursore dei computer moderni, e lo seguirà negli studi e nelle ricerche. Sarà lo stesso Charles Babbage a definirla “incantatrice di numeri”, affascinato dalla passione e dal lavoro di Ada. Grazie al suo aiuto, infatti, riuscirà a sviluppare nuove forme di programmazione oggi ancora in uso.
In un articolo Ada descriverà le funzioni che la macchina può avere, immaginandone le applicazioni e paragonandola all’intelligenza umana che, tuttavia, a suo parere non potrà mai uguagliare né sostituire. Il computer non potrà mai, secondo lei, diventare una macchina pensante anche se vi si avvicinerà.
Non smette mai di lavorare neanche quando, malata, traduce in inglese le opere del matematico italiano Luigi Menabrea e aggiunge ad esse note e appunti che mostrano la sua capacità di prevedere le future applicazioni dei computer moderni. Alla fine del libro inserisce un nuovo algoritmo per il calcolo dei “numeri di Bernoulli”, algoritmo che è oggi riconosciuto come il primo programma informatico della storia.
Come molte altre donne che hanno brillato nel panorama scientifico o in altre arti eccelse, Ada Lovelace resterà a lungo ignorata e il suo lavoro sottovalutato. Solo nel 1979 il Ministero della Difesa statunitense onorerà la sua memoria e il suo lavoro chiamando “Ada” un linguaggio di programmazione che si studia ancora oggi all’università.

Fonte: Agi https://bit.ly/39fCJFB

 

[scritto da: Patrizia Kopsch]
2022-12-20T18:29:16+00:0019.12.2022|Biografie|

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