Ha iniziato a lavorare a 14 anni Michela Murgia, e prima di conoscere il successo letterario ha fatto un’infinità di lavori. Nata a Cabras, un piccolo paesino in provincia di Oristano, il 3 giugno 1972, Michela fa l’insegnante di religione, vende multiproprietà, fa la portinaia di notte e la dirigente amministrativa. Ma quello che la farà conoscere a tutti, sarà il lavoro in un call center e il blog dove racconta la sua esperienza in chiave ironica e rivela al mondo la realtà degli operatori di telemarketing.
Da questo blog nasce un libro, “Il mondo deve sapere” pubblicato nel 2006, che diventa presto un’opera teatrale e un film, “Tutta la vita davanti” del regista Paolo Virzì, che vede tra gli interpreti anche Sabrina Ferilli.
Da quel momento la sua produzione letteraria vede l’uscita, nel 2008, “Viaggio in Sardegna” e, nel 2009, “Abbacadora” con in quale vince la sezione narrativa del Premio Dessì. Nel 2010, sempre con Accabadora, vince il SuperMondello nell’ambito del Premio Mondello e nel settembre dello stesso anno vince il Premio Campiello. Nel 2011 pubblica, per Einaudi, “Ave Mary. E la chiesa inventò la donna”.
Sono tanti i libri che Michela Murgia ha scritto e numerosi i premi ricevuti, fino ad arrivare, nel dicembre 2020, ad aprire la prima del Teatro alla Scala di Milano con un discorso divenuto simbolo di speranza e cambiamento.
Da gennaio 2021 Michela Murgia cura L’Antitaliana, la storica rubrica de L’Espresso nata negli anni ’80 e curata prima da Giorgio Bocca e poi da Roberto Saviano. Il focus è una scrittura tagliente che non fa sconti al potere, parlando ai cittadini senza mezzi termini, Michela Murgia è la prima donna a firmare questa rubrica così prestigiosa.
Nella sua attività di personaggio pubblico Michela Murgia si è sempre posta come attivista soprattutto nell’ambito della parità di genere e dell’antifascismo, mantenendo le sue posizioni non solo nelle sue opere ma anche grazie alla sua partecipazione alla vita politica italiana, a programmi televisivi e dibattiti.
Uno dei temi molto cari a Michela Murgia è la lotta alle discriminazioni a partire dal linguaggio che viene usato dai media e dalla gente comune, considerando proprio la lingua un efficace strumento di cambiamento e di rivoluzione. Questo tema è affrontato nel libro Stai zitta, che racchiude nove frasi maschiliste e discriminatorie e le relative riflessioni.
Nel 2014 scopre di avere un cancro e, nonostante la sua vita sentimentale vada in pezzi proprio in quel momento, riesce a sconfiggerlo e, anzi, scrive un libro, “Chirù”.
Un viaggio straordinario, quello di Michela, cominciato in un piccolo paese in provincia di Oristano e approdato al palcoscenico, al grande schermo, alla televisione e alla radio: “Sicuramente, non credo che sia possibile cambiare il mondo con un libro, ma non è una buona ragione per non provarci. Ciascuno, con il suo linguaggio, cerca di contribuire al cambiamento come può. E poi per me i libri sono sempre atti politici“.
Fonte: Wikipedia