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Alda Giuseppina Angela Merini, per tutti semplicemente Alda Merini (Milano, 21 marzo 1931 – Milano, 1 novembre 2009) Γ¨ stata una poetessa, aforista e scrittrice italiana.
Nasce in una famiglia semplice in viale Papiniano 57, allβangolo con via Fabio Mangone, il padre Γ¨ impiegato in unβassicurazione mentre la mamma Γ¨ casalinga. Seconda di tre figli, Alda Γ¨ una ragazza sensibile e dal carattere malinconico, come piΓΉ tardi scriverΓ di sΓ© stessa: βpiuttosto isolata e poco compresa dai genitori ma molto brava ai corsi elementari, perchΓ© lo studio fu sempre una mia parte vitaleβ.
Alda vive tra un padre colto, affettuoso, dolce e attento che a cinque anni le regala un vocabolario e che le spiega le parole tenendola sulle ginocchia, e una madre severa, pragmatica, distante ed altera, che tenta invano di proibirle di leggere i libri della biblioteca paterna in quanto vede per lei un futuro esclusivamente di moglie e madre.
Γ una vita travagliata quella di Alda che, finita la guerra, tenta di essere ammessa al Regio Liceo – Ginnasio Alessandro Manzoni, ma non riesce in quanto non supera la prova di italiano. Nello stesso periodo si dedica allo studio del pianoforte, ed esordisce come autrice giovanissima, a 15 anni: torna a casa con una recensione di una sua poesia scritta da Spagnoletti ed emozionatissima la mostra all’amato padre, che perΓ² la prende e la straccia in mille pezzi dicendo alla figlia βAscoltami, cara, la poesia non dΓ il paneβ.
Nel 1947, la Merini incontra “le prime ombre della sua mente” e viene internata per un mese nella clinica Villa Turro a Milano, dove le viene diagnosticato un disturbo bipolare.
Nonostante le difficoltΓ , nel 1950, esce la sua prima pubblicazione e da allora sarΓ tutto un susseguirsi di opere. Dopo il matrimonio con Ettore Carniti e la nascita delle due figlie, Emanuela e Flavia, inizia per lei un difficile periodo di silenzio e di isolamento: l’internamento nell’Ospedale Psichiatrico “Paolo Pini”, dal 1964 fino al ’72, Γ¨ frammentato da ritorni in famiglia, durante i quali nascono altre due figlie, Barbara e Simona, che saranno affidate ad altre famiglie.
ββ¦ero una sposa e una madre felice, anche se talvolta davo segni di stanchezza e mi si intorpidiva la mente. Provai a parlare di queste cose a mio marito, ma lui non fece cenno di comprenderle e cosΓ¬ il mio esaurimento si aggravΓ² e, morendo mia madre, alla quale io tenevo sommamente, le cose andarono di male in peggio, tanto che un giorno, esasperata dallβimmenso lavoro e dalla continua povertΓ e poi, chissΓ , in preda ai fumi del male, diedi in escandescenze e mio marito non trovΓ² di meglio che chiamare unβambulanza, non prevedendo certo che mi avrebbero portata in manicomio. Fu lΓ¬ che credetti di impazzireΒ».
Alda smette di scrivere per ventβanni. Ritorna a farlo nel 1979, raccontando lβesperienza del manicomio. Rimane vedova e si riposa nel 1983, trasferendosi per tre anni a Taranto. Qui sperimenta nuovamente gli orrori del manicomio, poi torna nella sua Milano. Negli anni Novanta riceve molti premi letterari, tra i quali il Premio Librex-Guggenheim Eugenio Montale per la Poesia (1993) e il Premio procida-Elsa Morante (1997). Appare anche al Maurizio Costanzo Show: Β«Mi piace perchΓ© mi truccano e mi fan dire tante belle cose. Si puΓ² chiacchierare. E con tutti βsti letterati, βsti magistrati e βsti professionisti che girano, ogni tanto mi chiedo: ma un cretino con cui parlare non cβΓ¨?Β».
Β«La vivevo come una madre difficile, odiavo la sua scelta di dedicarsi alla poesia, perchΓ© piΓΉ della follia era la poesia a portarmela via, a farle trascurare la famiglia – ha detto di lei la figlia Barbara – Lβho capita solo dopo, quando ormai stava per morireΒ»
(fonte wikipedia; dilei.it)