Leonilde Iotti, per tutti Nilde, nasce a Reggio Emilia il 10 aprile 1920 in una famiglia umile, il padre è infatti un dipendente delle Ferrovie di Stato, iscritto al movimento operaio socialista. Malgrado le difficoltà economiche, i genitori riescono a far studiare Nilde che si iscrive così all’Università Cattolica di Milano e si laurea nell’ottobre del 1942, nonostante la morte del padre avvenuta nel 1934.
Fu infatti grazie alla mamma che si mise a lavorare, ignorando il divieto fascista che voleva le donne relegate al focolare domestico, che Nilde riuscì a proseguire gli studi e concludere il suo percorso universitario.
“Per anni indossai il cappotto rovesciato di mio padre”, dichiarò in alcune interviste, ritornando con la memoria ai tempi della sua giovinezza, della povertà, dei tanti sacrifici compiuti dai genitori, che desideravano che lei studiasse per diventare “qualcuno”.
Per qualche anno, insegna agli istituti tecnici di Reggio Emilia ma, con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, si iscrive al partito comunista e svolge un ruolo attivo nella Resistenza, come portaordini, uno dei ruoli più pericolosi che una donna potesse svolgere. Grazie al suo impegno, poco più che ventenne diventa responsabile dei Gruppi di difesa della donna, aperti alle donne di ogni convinzione politica e religiosa, che si segnalano per l’attività di sostegno ai Comitati di liberazione periferici, alle agitazioni nelle fabbriche per il sabotaggio della produzione di guerra e per l’assistenza alle famiglie dei deportati, dei carcerati e dei caduti.
Nell’autunno del 1945 diventa segretario provinciale dell’Unione donne in Italia (Udi). Grazie alla capacità organizzativa e all’impegno dimostrati nei Gruppi di difesa della donna prima e nella conduzione dell’Udi poi, Nilde Iotti guadagna apprezzamento e consensi a livello locale, tanto da essere eletta, nella primavera del 1946, al consiglio comunale di Reggio Emilia, come indipendente nelle liste del Partito comunista italiano (Pci) al quale successivamente si iscrive.
Dopo il Referendum del 2 giugno 1946, grazie al quale per la prima volta le donne italiane esercitarono il diritto di voto e furono così “considerate, dal punto di vista politico, cittadine a pieno titolo”, come sottolinea Miriam Mafai, la ventiseienne Nilde Iotti fu mandata in Parlamento: è qui che conosce Palmiro Togliatti, capo carismatico del Pci, in un ascensore di Montecitorio. Con lui intreccia una relazione che dura fino alla morte del leader comunista, nel 1964.
Nilde entra a far parte anche della “Commissione dei 75”, alla quale è assegnato il compito di redigere la bozza della Costituzione repubblicana, da sottoporre al voto dell’intera Assemblea.
Il ruolo svolto nell’ambito della Costituente, a favore dei diritti delle donne e per le famiglie, segna profondamente l’impegno che Nilde profonde nella sua attività parlamentare, condotta ininterrottamente, per 53 anni, con rigore, costanza e semplicità.
Nel corso di mezzo secolo, vissuto all’interno delle istituzioni repubblicane, Nilde è promotrice della legge sul diritto di famiglia del 1975, della battaglia sul referendum per il divorzio (1974) e per la legge sull’aborto (1978).
Dal 1979 al 1992 è Presidente della Camera, prima donna a ricoprire tale carica, segnalandosi per grande capacità di equilibrio, di mediazione e di saggezza. Nel 1993 ottiene la Presidenza della Commissione Parlamentare per le riforme istituzionali. Nel 1997 viene eletta Vicepresidente del Consiglio d’Europa.
Nel novembre del 1999 presenta le dimissioni dal Parlamento per motivi di salute e, il 4 dicembre, la “Signora della Repubblica” muore, lasciando un esempio inestimabile di dignità, valore, rigore ed eleganza.
Fonti:
http://www.storiaxxisecolo.it/…/biografie…
https://storia.camera.it/presidenti/iotti-nilde