𝘓𝘢 𝘣𝘢𝘵𝘵𝘢𝘨𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘦𝘳 𝘭𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢̀ 𝘦 𝘭’𝘪𝘴𝘵𝘳𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘥𝘰𝘯𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘳𝘢𝘨𝘢𝘻𝘻𝘢 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘭𝘪𝘤𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘩𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘲𝘶𝘪𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘪𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰

Sogna un mondo in cui ogni bambino avrà diritto all’istruzione, senza distinzione di genere, di etnia o di ceto di appartenenza e proprio per questo, all’età di soli 12 anni, Malala Yousafzai ha pagato molto caro questo suo sogno: il 9 ottobre 2012, mentre tornava a casa sullo scuolabus, sono saliti a bordo uomini armati che l’hanno gravemente colpita alla testa.
Malala non è una ragazza come tante, all’età di 11 anni cura già un blog per la BBC nel quale commenta e documenta il regime instaurato in Pakistan dai talebani, movimento politico-religioso fondamentalista islamico ostile alle conquiste delle più moderne società civili. In Pakistan le bambine non possono andare a scuola, le donne sono costrette ad indossare il burqa, un velo che copre l’intero corpo e lascia scoperti soltanto gli occhi. Musica, balli e film sono proibiti e i più fanatici di questo movimento promuovono anche attacchi nelle scuole perché temono che le persone istruite possano opporsi alla loro dittatura.
Malala sopravvive all’attentato e, nonostante le minacce di morte dei terroristi talebani che la ritengono “simbolo degli infedeli e dell’oscenità” e che dichiarano che sarà bersaglio di nuovi attentati, da quel momento diventa un’icona della lotta per i diritti umani. Dopo la lunga convalescenza in ospedale, il 12 luglio 2013 in occasione del suo sedicesimo compleanno, porta la sua testimonianza all’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello all’istruzione delle bambine e dei bambini di tutto il mondo.
Il 10 ottobre 2013 viene insignita dal Parlamento europeo del Premio Sakharov per la libertà di pensiero, e Martin Schulz, l’allora presidente, dirà di lei: “è una ragazza eroica e ricca di spirito”.
Sempre nel 2013 viene dato alle stampe “Io sono Malala”, il suo libro autobiografico scritto in collaborazione con la giornalista inglese Christina Lamb, in cui Malala racconta la storia del suo Paese e le ripercussioni che ha avuto sulla sua vita il regime talebano: la cultura musulmana, la condizione della donna e le idee che i talebani hanno nei confronti delle donne, considerate esseri inferiori che non possono studiare o uscire di casa se non sono accompagnate da un parente uomo.
Il 10 ottobre 2014 le viene assegnato il premio Nobel per la pace assieme all’attivista indiano Kailash Satyarthi, diventando con i suoi diciassette anni la più giovane vincitrice di un premio Nobel. La motivazione del Comitato per il Nobel norvegese è stata: “per la loro lotta contro la sopraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”.
Una storia unica e straordinaria, quella di Malala Yousafzai, una semplice ragazza che partita dalla piccola città di Mingora, nella valle dello Swat, ha conquistato il mondo.

 

[scritto da: Patrizia Kopsch]